Padre Daniele Hechich
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La malattia e la consacrazione alla sofferenza

Il periodo della malattia
e il rapporto con essa

A Treviso iniziano i primi sintomi della malattia che, di lì in poco, condizionano l'intera sua esistenza con la diagnosi: sclerosi multipla.

Quest’affezione, infatti, nel giro di pochi anni lo costringe all’uso costante della sedia a rotelle. A causa dell’aggravarsi della malattia, P. Daniele venne dapprima trasferito a Cittadella poi per le cure a Monselice e nuovamente a Cittadella (Padova), ove svolge il ruolo di Confessore e di Guida Spirituale.

Nella lettera ad un amico P. Daniele scrive: la sua volontà di vivere la sua totale disponibilità nella sofferenza per la redenzione dell’umanità.

La sua fama di uomo d’ascolto si diffonde rapidamente e molti fedeli da ogni parte d'Italia, e non solo, fra cui anche sacerdoti e vescovi, e autorità pubbliche di vario grado, si recano da lui per ricevere il conforto della confessione, sopportando ore di attesa per poterlo incontrare.

Nonostante i grandi dolori che la malattia gli procura, P. Daniele ne sopporta il peso senza lamentarsi, accogliendo con gioia e amore quanti si recavano da lui. Con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute è trasferito nel 1981 a Saccolongo (PD), presso Casa Sacro Cuore, infermeria provinciale dei Frati Minori, dove rimane fino al giorno della sua salita al Cielo. Anche in tale sede, finché le condizioni di salute glielo permettono, continua a confessare e dare consigli alle migliaia di persone che arrivavano da ogni dove.

Nonostante queste sue limitazioni nel fisico, le persone hanno sempre continuato a frequentarlo. Il solo potergli stare vicino qualche minuto, durante i ricevimenti comunitari o personali in cui veniva accompagnato, il pregare con lui, dava grande sostegno nelle situazioni anche più difficili, di qualsivoglia natura si trattasse.

Nonostante questo la sua sola presenza fisica continua ad attirare moltissimi fedeli. Tutto questo è reso possibile dalla materna intercessione della Vergine Madre e della profonda e filiale devozione che egli trasmetteva sempre a quanti gli si accostavano.

Devotissimo della madre di Dio, P. Daniele scrisse anche alcune preghiere alla Vergine Maria e un libretto “il mio Rosario quotidiano”. Di carattere mite, obbediente, silenzioso. La grazia di Dio ha trasformato P. Daniele in un’offerta vivente, in una candela che pian piano si consuma, continuando ad illuminare, ad orientare, a scaldare gli animi. Negli ultimi tempi parla anche senza poter proferire parola.

Nell’offerta della sua vita egli ha servito fedelmente ed eroicamente la chiesa, testimoniando il Cristo e rendendolo presente come “misericordioso e sofferente”. Con coraggio e fede ha risposto nel modo più alto alla chiamata del Signore alla santità. 63 anni di vita religiosa, 57 di sacerdozio e 50 di infermità: il suo cuore è stata una “casa aperta” per tutti.

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